Dicembre è cominciato solo da pochi giorni, ma qui a casa mia quelle lucine di tutti i colori che si accendono e si spengono in modo sempre diverso, sono già abbracciate al corrimano delle scale che portano alla porta d'ingresso. Ricordo con stupore quasi fosse ieri, come in Rwanda non ci fosse nulla in quei gironi che ci facesse pensare all'imminente arrivo del Natale. L'abitudine europea mi portava a “cercare” qualche segno, una qualsiasi traccia, che qui in maniera sfacciata è così facile incontrare. Una sobrietà diversa, perduta, che forse dovremmo cercare di recuperare: la notte di quella Vigilia di un anno fa passata a Mukarange, dopo la Messa delle 18.30, perchè là poi tutti devono tornare a casa, e una cena frugale, ci spostiamo in cappellina, seguendo gli ospiti che si muovono sicuri ed eccitati. I più piccoli in attesa si siedono composti al fianco dell'altare.. arriva una sedia, e qualche addobbo riciclato: quella sarà la capanna. Poi Mediatrice, responsabile di casa comincerà a disporre statuette diverse, più alte e più basse, di un presepe semplice e spaiato. Sembra manchi giusto qualche minuto a mezzanotte, e una candela si accende.
L'emozione è tanta,ma è ancora il momento di mettere il piccolo bambino che tutti bramano vedere.
Già un presepe arrabattato e un po' spaiato. Però il più bello che abbia mai visto.
Soprattutto vero, come lo era Gesù, in quella stalla, adagiato in una mangiatoia.
Ecco allora, ricordando il Rwanda e le case Amahoro, credo che l'invito che ci viene da questo Natale, sia di lasciarci “spaiare”:dalle nostre certezze,dai nostri privilegi e dalle nostre perfezioni. La crisi che ha colpito il nostro paese è sicuramente pesante, proprio perchè scombina il nostro presepe pefetto. Metafora di una vita fino ad oggi tanto comoda. Viviamola come un'opportunità questa crisi, arrivata per spaiarci. Non importa se non “vinceremo” questa volta: anzi, oggi come non mai, penso ci sentiremo più vicini a Lui che viene tra noi, povero tra i poveri.
Il Signore ci conceda di essere quel presepe diverso, capace di accogliere al nostro fianco anche quelle statuette che non vorremmo mai accanto noi, come gli stranieri, ma anche i fratelli di altre religioni, i colleghi di lavoro, gli ultimi che nessuno avvicina mai..
A voi, e alle vostre famiglie, l'augurio di un Natale di pace.
Un abbraccio a ciascuno!
Matayo
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