"...non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un pò d'olio nell'orcio" 1 Re 17,12
domenica 11 marzo 2012
Giornata Missionaria Diocesana
Non è mai facile concentrare e trasmettere in pochi minuti un'esperienza tanto grande, come quella vissuta in Rwanda nel progetto Amahoro. Case che come le definsice d.Daniele Gianotti sono l'espressione ruandese delle case della nostre carità. Allora credo che diventi importante fare una scelta, prendere un aspetto dei tanti vissuti... e cercare di restituirvi quello.
E quest'oggi scelgo di portarvi qualcosa di cui si parla sempre troppo poco.La fatica.
Una parola dimenticata, che non ci piace pronunciare, perchè spaventa e fa paura.
La scelgo perchè me lo suggeriscono le letture: come nel Vangelo, dove Gesù si trova a fare i conti con un mercato nel tempio... e li, davanti a quella scena non capisce, soffre e si arrabbia.Insomma fa fatica a starci.
Preparando questa testimonianza mi sono chiesto: “Quante volte nella bellezza di quell'anno tra i poveri ho provato questi sentimenti? Quante volte non ho capito, arrabbiandomi, piangendo o magari giudicando? Oppure in questi mesi in cui mi affanno per ritrovare il mio posto qui in Italia,a Correggio,quanta fatica provo.
Ho sperimentato come l'essere straniero ti metta a nudo; ti mostra al mondo nel tuo vero essere, nei tuoi pregi ma anche e soprattutto nei tuoi difetti: ma è li che puoi cogliere una grande occasione per crescere. l'incontro con l'altro, diventa una preziosa palestra di vita. Il fare fatica credo sia un passaggio obbligato:lo è stato nel lasciare la mia famiglia e i miei affetti, nel darmi il tempo di entrare in una realtà e in una cultura che non era la mia e lo è stato anche nel momento di rientrare, e di ricominciare qui. E' una tappa imprescindibile la sofferenza. Che certo ci vorremmo evitare ma che ci rende davvero "liberi". E' la via della croce, che risuona e ci scuote in questo tempo di Quaresima. Quel calvario che in Rwanda hanno toccato da vicino, ma che se ci pensiamo ritorna in ogni passaggio della nostra vita: un esame per lo studente, un parto per la madre, l'educazione di un figlio per una coppia...e tutto ciò che ci costa sacrificio.
“Soffrire è un po' morire'” per aprire però orizzonti più grandi. Per me il Vangelo è in fondo questo.
Allora nel ringraziarvi del sostegno e delle preghiere durante tutti questi mesi vi affido al Signore certo che saprà dare un volto, un nome e un compimento ad ogni nostra sofferenza vissuta fino in fondo.
Buon cammino verso la Pasqua.
Matteo
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