E' bello essere qui stasera per salutare amici pronti a partire,
ritrovandone tanti altri che sono pronti a sostenerne i cammini.
Una settimana fa sono rientrato dal Rwanda, e nel portarvi una semplice testimonianza vorrei raccontarvi una piccola storia:
E' la storia di una ragazza. Una ragazza nata in Rwanda, da una famiglia numerosa
di 8 fratelli, come tante c'è ne sono nel paese. La sua infanzia trascorre serena,
fra scuola e la bellezza di apprendere i mestieri della donna, come da tradizione: l'amore nel coltivare la terra, l'arte nell'arrangiarsi a cucinare, e l'abilità nel riassettare casa.
Ma a soli 12 anni, la madre muore dopo una lunga e dolorosa malattia:capisce così, che dovrà crescere in fretta per prendersi cura dei fratelli e delle sorelle. Nonostante questo lutto, è una ragazza che trova nella fede e nella preghiera una grande forza, e nel servizio in parrocchia il modo per servire la sua chiesa. Non solo, frequenta un ragazzo
con la serietà e consapevolezza di chi è in cammino per discernere la propria vocazione, sia essa matrimoniale, sia essa una strada diversa.
Non c'è nessuno a cui non sia legata, ognuno nel villaggio può contare sul suo aiuto;
tutti ne hanno una grandissima stima.
La guerra e il genocidio però arriveranno a destabilizzare la vita nel piccolo paese africano:famiglie intere spazzate via, campi distrutti, case rase al suo, niente e nessun viene risparmiato..
cosi sarà anche per lei che perderà un fratello, nipoti amici, ma non solo;
Non c'è il tempo per capire la grandezza del dramma e allora via..
La fuga nel vicino Burundi, la diaspora di fratelli e sorelle.
Il ritorno a casa ritrovando il padre in carcere ingiustamente per otto, lunghissimi anni.
Ogni giorno percorre la lunga strada sterrata che porta alla prigione per portargli
il necessario:cibo,acqua e vestiti.
La fatica di ricominciare, nell'incertezza del futuro, affidandosi solo a Lui..il Signore, che piano piano comincia a chiamarla a sé, alla sua sequela.
Lei subito non capisce, non vuole ascoltare,perchè spaventata, poi riconosce il quel “seguimi” il Suo volere, nel servizio ai poveri, ai piccoli, agli ultimi.
Oggi quella ragazza,di nome Egidia,che scelse di seguire Gesù lasciando tutto,
è una delle responsabili delle case Amahoro, quella di Bare.
So che vi state chiedendo il motivo per il quale vi ho raccontato qs storia.
Semplicemente credo che rappresenti bene quel segno che Don Gigi Guglielmi fondatore del progetto, voleva fossero le case.
E soprattutto perchè impersona la verità di una “testimone di Dio,e missionaria di pace”.
Durante quest'anno,la fatica di apprendere due lingue, mi ha aiutato però a costruire relazioni nuove, relazioni vere,
con chi ci viveva accanto, laddove i legami d'amicizia e solidarietà fra persone, erano state uccisi e sepolti insieme ai corpi di quasi un milione di vittime.
Un piccolo aspetto dei tanti doni ricevuti in quella terra,che questa sera condivido con voi,
nella bellezza che porta l'incarnarsi sentendosi parte di una famiglia,
come lo sono state per noi le case Amahoro.
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